Ospite Marco Floran, un giovanissimo cantautore che non si limita soltanto a fare musica ma spazia in più settori del mondo dell’arte.
Ciao Marco, sei il leader dei “The Bowling Guys”, un progetto live che presenta contemporaneamente cabaret, improvvisazioni e musica live, ed è per questo che sei definito un artista eclettico. Con che cosa hai iniziato, musica, teatro, scrittura, composizione?
Ho iniziato a 18 anni con il teatro di strada tramite l’associazione “Circo all’incirca”. Collaboravo già con uno dei membri di The Bowling Guys, Dave March, in spettacoli di teatro fisico. Un’esperienza che mi ha aiutato a stare sul palcoscenico in modo più rilassato. Dopo essermi perfezionato all’accademia d’arte drammatica Nico Pepe e, dopo tutta una serie di collaborazioni tra cui quella con Radio Onde Furlane, ho sviluppato anche un discorso musicale. Credo che sia molto importante la contaminazione tra le arti per dare un valore aggiunto alla performance.
In che modo ti sei avvicinato al mondo della musica?
In realtà quello era partito anche prima. Ho suonato la chitarra fin da bambino ed ho frequentato il conservatorio a Udine studiando il violoncello per sei sette anni. La musica quindi fa parte di me fin da quando ero bambino ed intrattenevo i parenti in salotto con canzoni tipo “Fin che la barca va”. Facevo ballare la nonna. Ho sempre avuto quella della musica e dello show.
Qual è stata la tua prima volta sul palcoscenico? Raccontaci le tue sensazioni.
E’ stata un’esperienza traumatica perché una delle prime volte fui letteralmente “buttato” sul palco per dei bambini indiavolati. Fu un disastro perché era la prima volta che facevamo una cosa del genere e i bambini sono molto diretti e non hanno problemi a mandarti a quel paese. Eravamo io e Dave March.
A proposito di bambini, c’è un aneddoto che ti lega allo “Zecchino D’Oro”, quale?
Mi avevano preso ed i miei genitori mi spronavano ma io non volevo andarci, adesso è il contrario. È andata bene perché avevo superato il provino ma io poi ho detto a mia mamma che, una volta sul palco, non avrei cantato perché obbligato da mia mamma. Allora lei si è spaventata ed ha preferito farmi rimanere a casa. Un po’ rimpiango questa cosa, ma quando ero piccolo non l’ho rimpianta per nulla.
Quindi la tua voce l’hai scoperta da piccolissimo. Ma c’è qualcuno che ti ha aiutato a diventare sempre più bravo?
Di certo i miei genitori che si sono fatti in quattro per farmi frequentare le lezioni e per questo li devo ringraziare. Poi però si sono un po’ pentiti perché hanno visto che ci credevo un po’ troppo. Anche perché in Italia il ruolo dell’artista o del musicista non è visto come un lavoro vero e proprio.
Qual è l’esperienza artistica che hai vissuto finora di cui vai più orgoglioso?
Urco! Sono molto orgoglioso del mio percorso a 360 gradi: dal teatro con cui abbiamo vinto dei premi con spettacoli anche sperimentali, poi la radio con cui abbiamo portato avanti dei progetti audiovisivi tra cui “Friul Revolution”, una serie in sei puntate su una finta rivoluzione in Friuli che è stato diffuso molto, anche all’estero.
È il momento di raccontare chi sono i “The Bowling Guys” e che cosa fanno esattamente.
È un progetto che è nato dalla volontà dei singoli di mettersi in gioco in campo musicale. Sono affiancato da due producer come Dave March e Walter Sguazzin che mi seguono anche live, come coristi.
Durante una delle scorse serate con i tuoi colleghi Walter e Dave, hai presentato per la prima volta la tua ultima composizione, quella che tra poco ascolteremo su radio gioconda. come si intitola?
Un corpo cagionevole. E’ una canzone dallo stile un po’ Indie, tragicomico. La mia ispirazione è sempre stata Elio e Le Storie Tese. Il testo parla dei problemi che abbiamo un po’ tutti. Le imperfezioni che ci fanno diventare pazzi e che magari noi ingigantiamo ma che gli altri non notano nemmeno.
Tra i tuoi inediti non c’è soltanto questo. Hai in mente di realizzare presto un lavoro discografico?
Sì, ci siamo già messi all’opera e tra un paio di settimane faremo uscire questo singolo con l’idea di realizzare un vero e proprio CD fisico. Da distribuire ai “milioni” di fan. (ride n.d.r.)
Hai tante passioni e in tutto quello che fai riesci ad avere ottimi risultati. Per quanto riguarda il mondo della musica, il palco dell’Ariston potrebbe interessarti?
Il palco di Sanremo potrebbe sicuramente interessarmi però non penso che i pezzi che facciamo ora siano adatti a Sanremo. Non ho ancora un’idea chiara su un eventuale inserimento in quella manifestazione.
Si è appena chiusa l’ultima edizione della kermesse canora più’ amata e odiata d’Italia. L’hai seguita? Delle canzoni presentate al festival che cosa ne pensi?
Non l’ho seguito tutto. Mi ha colpito l’atteggiamento dei giornalisti e del pubblico che hanno fatto sembrare il teatro una sorta di arena di gladiatori con insulti. In un festival che unisce ed in cui l’arte dovrebbe fare da padrona, il lavoro degli artisti dovrebbe essere apprezzato.
A proposito di altre canzoni, c’è una canzone del festival che ti è piaciuta?
Mi è piaciuto Cristicchi come testo. Ma anche la canzone che ha vinto è molto particolare, con un ritornello che resta in mente.
La domanda di rito di Riflettore: quale brano del panorama della musica leggera italiana ti sarebbe piaciuto comporre cantare o comunque portare al successo? Con quale motivazione?
In questo ultimo periodo ho ascoltato spesso “Cara Catastrofe” di Luci della Centrale elettrica. Mi piace per il testo e per la poetica. Una canzone che mi piacerebbe ascoltare più spesso in radio.
Per i nostri ascoltatori che volessero rimanere in contatto con te, continuare a seguirti, dai loro qualche link?
C’è il mio profilo Instagram (Marco Floran) e prossimamente una pagina Facebook in cui troverete delle novità. Abbiamo in programma un piccolo tour estivo in Friuli.
Ma tu non ti fermi mai! Dove trovi tutta questa energia?
Sono fortunato perché sono circondato da ottimi amici che mi danno energia positiva e poi tanta passione. Nonostante il periodo storico poco favorevole per le arti.
Adattamento testi : Luca Bellomo
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